Ciao.
Il mio post più letto fino ad ora è quello su Opulous ed è anche quello con maggior feedback. Ho pensato quindi di replicare la formula, questa volta con un focus su Catalog.works, un sito che inizialmente ho snobbato, facendo un grossolano errore.
Perché l’ho snobbato?
Perché sembra Bandcamp, che non è una piattaforma che mi abbia mai entusiasmato, e, messo di fianco a prodotti estremamente innovativi come Opulous, non ha il sapore di qualcosa di rivoluzionario.
Eppure ve ne voglio parlare, perché non esiste solo l’orizzonte, c’è anche il “qui e ora” e credo che Catalog, oggi, possa cambiare la vita di un certo tipo di musicisti.
Come funziona?
Catalog dice di essere ancora in fase beta, però vi posso raccontare come funziona allo stato attuale, anche se è palese che manca di varie implementazioni. Nell’aprirlo trovate una schermata con una serie di NFT, in ordine di caricamento: si presentano come delle normali copertine e quando si preme play la cover diventa un vinile che gira. Il mood in generale di tutto il sito lo rende appetibile a chi ama il collezionismo di vinili ed è intrigato dalla musica di avanguardia.
La musica, in generale, è di qualità e l’ascolto è illimitato e gratuito. Catalog non fa caricare musica a chiunque, bisogna passare una preselezione e devo dire che ne capiscono.
Il mood mi ricorda Hypemachine, che era popolare qualche anno fa, con una predilezione per musica elettronica e intimista, ma in generale sono brani ben curati, fuori dalle classiche logiche commerciali.
Tutti i brani sono acquistabili; possono essere comprati e rivenduti, rimangono comunque sulla piattaforma e rimarranno sulla Blockchain di Ethereum (mantenendo in teoria il loro valore) anche nel momento in cui il sito dovesse chiudere.
Come si acquistano i brani?
Per acquistare il brano bisogna prima fare il login con un wallet (io ho usato Metamask) e poi generare un user e una password per il sito e creare un miniprofilo (bio foto ecc).
Si può fare un’offerta per qualsiasi brano in qualsiasi momento, anche se è già stato venduto dall’autore originale. In media vedo che il valore dei brani oscilla fra gli 0.5 ETH e l’1 ETH (1 ETH oggi è uguale a 3100€ circa).
L’autore originale nel momento in cui carica il brano specifica anche una percentuale (ho visto fino al 33%) che gli sarà dovuta ogni volta che il brano viene rivenduto. Quindi se io compro un disco dall’artista Tizio (che ha il 10% sulla rivendita) per 0.5 ETH e lo rivendo poi a Caio per 1 ETH, Tizio si trova sul suo Wallet, in modo automatico e istantaneo, 0.6 ETH e se Caio lo rivende a 2 ETH, ulteriori 0.2 ETH e via così per sempre.
Nel momento in cui si fa un’offerta a un altro collezionista si può anche decidere di riconoscergli una percentuale di una eventuale vendita successiva: in questo modo si incentiva lo scambio e il collezionismo.
Cosa si acquista davvero?
Ogni brano include cose diverse: il wav della canzone e artwork in formato jpg, ma spesso anche una chiacchiera con l’autore o un brano in più in regalo o altri piccoli incentivi. Ogni artista può decidere liberamente cosa includere.
Non sono inclusi i diritti di alcun tipo: se il brano viene utilizzato in una pubblicità non si ha diritto a nulla, non si guadagna dagli streaming o da qualsiasi utilizzo esterno alla blockchain. La proprietà, quindi, è come le opere visive su NFT: si guadagna solo nel caso in cui il brano acquista valore e decidiamo di rivendere.
Infatti questo brano di The Polish Ambassador era già uscito su Spotify:
Per me sto Polish Ambassador è proprio bravo
Quindi l’NFT, il master e i diritti editoriali sono tutti soparati: è come se lo stesso brano esistesse in universi paralleli.
Nel momento in cui si crea l’NFT su Catalog si crea un Catalog Record, uno speciale smart contract che può contenere anche altre info aggiuntive: un accesso a un discord privato per esempio, oppure un file contente i nomi degli autori originali o dati del brano.
Considerazioni
Guadagnare quasi 3000$ per un brano è l’equivalente di aver fatto una canzone con milioni di stream: può essere una vera e propria hit per un certo tipo di artisti.
Quale tipo? Beh ovviamente essendo utilizzato soprattutto da utenti stranieri, un catalogo in italiano potrebbe non funzionare particolarmente bene e, anche se dicono di accettare qualsiasi genere, noto una predilezione per un certo suono alternativo.
Jesse Boykins III è tra gli utilizzatori di Catalog.
Detto questo conosco tante persone che fanno musica elettronica di avanguardia e qui potrebbero trovare una piattaforma davvero interessante dove condividerla, lasciando che la musica rimanga gratuita per tutti gli utenti e non precludendosi in alcun modo altre strade alternative per monetizzare.
Il lettore più sgamato potrebbe sicuramente chiedersi: che differenza c’è tra questo e mintare un file audio su OpenSea?
La risposta sta, come in molte cose legate al mondo NFT, nella community. Su Discord la comunità di Catalog è attiva e si scambia dischi, opinioni e molto spesso gli artisti stessi chattano con i potenziali acquirenti.
Potevo esimermi dal mettere una foto da High Fidelity?
Sicuro manca tanto sviluppo ancora: non ho potuto embeddare le canzoni in questo post per esempio e da telefono alcune canzoni ci mettono un minuto prima di partire, giusto per dirvi due difetti lampanti.
Catalog, secondo me non diventerà mai la piattaforma del nuovo fenomeno pop, non sarà lo strumento tecnologico che ci permetterà di rivoluzionare l’industria discografica mondiale, ma può essere un posto fantastico dove scoprire e investire in nuovi talenti che possono monetizzare il loro viaggi in mondi musicali inesplorati.
O anche semplicemente un luogo dove conoscere persone che amano la musica.
Hai caricato musica su Catalog? Fammelo sapere scrivendomi una mail o linkandomelo su Twitter.
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Ah un ultima cosa: vi ricordate la scorsa newsletter da toni apocalittici “Non Fatevi Truffare”?
Ho trovato questo bellissimo articolo su gli NFT e le fregature. Buona lettura!