Tutto quello che devi sapere su Nina
Da un paio di mesi è attiva una piattaforma che sembra essere la risposta a TUTTO
Nina, chi è Nina?
Nina è un protocollo di self-publishing di NFT musicali, al momento ha prezzi più che abbordabili, dove i “gas fees” sono minimi, costruito per utenti che non hanno esperienza nel mondo web3 e che può vantare anche una discreta ricerca musicale. Dalle vendite Nina non si prende nulla e dal mercato secondario si accontenta di un mero 1,5%.
Tutto come dovrebbe essere, no? Quasi.
Per farla breve Nina è il “Catalog” di Solana, uno store musicale che permette di mintare, vendere e rivendere NFT musicali… anzi musica. Si perché sul loro sito la parola NFT non c’è e questo perché i fondatori Mike Pollard, Jack Callahan ed Eric Farber vogliono distanziare Nina dal mondo crypto, visto come complicato e respingente. Sono totalmente avversi all’hype intorno ai “crypto-kitties” e i loro discendenti, ma vedono comunque nel web3 una grande opportunità per la musica.
Questo tipo di approccio è interessante: essenzialmente vuole andare oltre le cose che piacciono a noi nerd (se stai leggendo questa newsletter fai parte del “noi”) e che possono essere utilizzate da un pubblico un po’ più vasto, in modo che la tecnologia si diffonda abbastanza da diventare davvero rilevante.
Tutti e tre vengono dal mondo musicale indipendente e l’idea di Nina è nata davvero per caso: come hanno rivelato durante l’ultima puntata del podcast “Interdependence” di Hollie Herndon e Mat Dryhurst (la versione a pagamento), erano in possesso di un provino jazz di Scatman John (si amici “I’M THE SCAAATMAN SKIBIDIBIDIBIBOBOBO”) e hanno pensato fosse divertente tokenizzarlo: hanno addirittura acquistato il dominio scatcoin.com per poi rendersi conto che in realtà il loro progetto poteva andare ben oltre questo provino.
Premete play se ne avete il coraggio
Qual è l’ “utilità” di Nina?
Gli sviluppatori hanno cercato di creare un protocollo che permetta di archiviare la musica in modo permanente sul web. L’idea è che gli artisti devono fare la musica e non devono essere costretti a capire di codice per vendere la propria musica, o costringere i loro fan a spendere centinaia di euro in gas.
Si parla di archiviazione perché i fondatori sono rimasti molto colpiti dal “myspace data loss”, ovvero dal fatto che tutto ciò che è stato caricato su myspace prima del 2016 è essenzialmente andato perso per un errore di migrazione dei server. Un buco gigantesco in quella che rimane, piaccia o non piaccia, storia della musica contemporanea. La capacità della blockchain di rimanere immutabile nel tempo è una caratteristica che la rende particolarmente adatta all’archiviazione, per cui non dobbiamo considerare Nina qualcosa di più che un “marketplace”.
A proposito di mercato, per vendere su Nina basta compilare un form e, se si viene accettati, caricare è semplice: bisogna aver già pubblicato musica da qualche altra parte per poter accedere e c’è una fee una tantum, minima, da pagare.
Questo strumento è stato creato, in modo abbastanza esplicito, per artisti con fanbase anche molto piccole che vogliono monetizzare la loro musica, magari anche solo coprendo le spese di registrazione o per l’artwork.
Io per esempio ho comprato questa release:
Ho collegato il mio wallet di Solana, l’ottimo Phantom, caricato degli USDC, li ho potuti convertire direttamente da Phantom, e con un click ho acquistato il brano che si è automaticamente trasferito al mio wallet. Posso ascoltare il brano direttamente dal wallet e in più su Nina la pagina si è automaticamente refreshata dandomi la possibilità di scaricare l’mp3.
L’NFT nel mio Phantom.
A destra una cagata che ho preso su Solsea che ha fatto 10x…
o meglio -10x.
Come avete visto dal tweet fa parte di una serie di 100 NFT che costano 4$ dollari l’uno, quindi, senza neanche dover aprire l’app calcolatrice, si può intuire che il massimo Kangding Ray potrà raccogliere saranno 400$, almeno che il brano non vada soldout e il prezzo salga nel mercato secondario: facile intuire che il buon Kangding non sta prenotando una Lamborghini in questo momento.
È un problema?
[le prossime quattro righe sono un’opinione molto molto personale]
Per me la musica andrebbe fatta per il bello di fare musica, per esprimersi, e non strettamente per acquistare 12 cilindri di mostro ecologico. Nell’era in cui acquistare un mp3 è superato, l’idea di avere un sistema semplice, democratico, che possa aiutare gli artisti che non fanno musica “algorithm-friendly” è davvero auspicabile.
[fine dello sfogo]
Nina non consiglia nessun prezzo per gli NFT: ogni artista può scegliere come vuol vendere la sua musica e sulla piattaforma ci sono brani da 1$ a 75$ circa. L’idea è comunque di utilizzarlo come strumento per insegnare alla propria fanbase cos’è un NFT, impratichirsi con il wallet senza dover sborsare cifre ingenti.
“Si però, ci hai detto che è QUASI perfetto. Perché?”
A parte che nulla al mondo è perfetto, figuriamoci nel neonato web3. Direi che la grossa lacuna di Nina è il fatto che il mercato secondario è poco incentivato e i brani non compaiono su altre piattaforme NFT Solana; sarei davvero curioso di vedere effettivamente quanti di questi sono stati venduti sul mercato secondario. Pochi comunque.
Nina esiste da poco più di due mesi quindi bisogna dargli del tempo perché si sviluppi: lo farà più velocemente, però, se diventerà attraente per gli speculatori e non solo per i fan musicali.
Nina Radio
Potete ascoltare tutte le canzoni su Nina usando Nina Radio. Sono 174 release in tutto, di praticamente tutti i generi. Molti pezzi sono stilosi e interessanti, quindi… premete play!
Le Pussy Riot su sound.xyz
Il gruppo di attiviste femministe russe è sbarcato sul web3 e l’ha fatto in grande stile.
Ieri notte è uscito il loro nuovo singolo “Punish”, che è molto più hyper-pop / Charlie xcx di quanto mi potessi aspettare (infatti Tove Lo è fra le autrici).
Come tanti conoscevo il nome Pussy Riot e lo collegavo alle proteste anti-Putin del decennio scorso, ma non sarei stato in grado di canticchiarvi un brano. Se consideriamo gli artisti solo come musicisti, probabilmente non sono le songwriter più importanti degli ultimi anni; MA, se come me, siete convinti che “artisti” vuol dire qualcosa di più, vi sfido a trovare un gruppo più importante di loro dal punto di vista sociale. Le Pussy Riot hanno portato la causa femminile russa nelle case di tutto il mondo e alcune di loro hanno pagato un prezzo altissimo. Sono state in prima linea per i diritti LGBT e per combattere il regime di Putin in Russia, che negli anni si è rivelato nefasto anche per il resto del mondo.
In termini di streaming non ho tutti i dati, ma credo che se la cavino decentemente anche se, in un mondo senza live, hanno senz’altro bisogno di altre entrate.
Infatti hanno fatto una collezione di NFT dove vendono disegni sulle pagine della loro condanna del 2012 e hanno anche un OnlyFans ufficiale [decisamente NSFW].
Il nuovo singolo “Punish” è stato venduto anche in formato NFT attraverso la piattaforma sound.xyz (nel listone qui sotto trovate il link in cui ho parlato di questa piattaforma) raccogliendo in pochi secondi l’equivalente di 28.000$. E si è subito rivalutato su OpenSea.
Due riflessioni:
il web3 è un luogo dove le Pussy Riot si possono esprimere senza temere la censura, un tema non certo secondario quando si parla di espressione artistica in Russia.
loro hanno un brand fortissimo, ma l’appeal della loro musica non è certo sulla massa pop e, soprattutto nel loro paese, non lo sarà mai visto che i benpensanti sono ancora offesi per la loro performance fuori dalla Cattedrale a Mosca. La vendita di NFT gli garantisce sia un veicolo promozionale che una monetizzazione della loro musica che va oltre ammassare milioni di stream.
E poi…
Mark de Clive-Lowe sta facendo una DAO per ricomprarsi i suoi master.
Il dj Neo-Zelandese deve raccogliere 12 ETH per riprendere controllo dei suoi 7 album e ha chiesto una mano ai suoi fan. Per il momento hanno risposto in 27 e ha raccolto più della metà di quello che gli serve.
Qui potete leggere tutto il progetto che ha tanto spunti interessanti.Venerdì esce “Monalisa” il brano di Lil Pump pubblicato da Opulous. Ne avevo parlato qui.
Questo meme (non c’entra con la web3 ma fa ridere)
Drips. Un protocollo per creare un iscrizione attraverso un NFT che permette un pagamento automatico mensile. Potrebbe essere il futuro dell’editoria o anche dei servizi musicali.
Questo tweet spiega tutto.
Il listone di HiFi & DeFi:
Qui un recap di tutte le realtà musicali di cui ho parlato nella newsletter (sono esclusi i progetti in fase di lancio)
Questo deve servivi come elenco per facilmente capire quali sono le piattaforme che possono in qualche modo aiutare il vostro progetto musicale, oggi.
Audius
piattaforma musicale tipo soundcloud con NFT, Fan Token e moneta interna $AUDIONe parlo qui, qui, qui, qui e qui.
Piattaforma con una linea editoriale che opera su ETH specializzata in vendita di NFT musicali 1/1.
Ne parlo qui
Un’etichetta tradizionale votata alla musica alternativa, guidata da una community che si incontra su Discord.
Una comunità su Discord che decide quali video posso essere venduti attraverso la sua piattaforma. Funziona su ETH. Ne ho parlato qui
Una comunità su Discord che finanzia progetti meritevoli secondo la comunità stessa.
Piattaforma non ancora pienamente online dedicata alla frazionalizzazione degli NFT.
Royal
Una piattaforma per la frazionalizzazione degli NFT che garantisce introiti dagli stream, fondato dal dj americano 3LAU.
Ne ho parlato qui, qui, qui, qui, qui e qui.Piattaforma con una linea editoriale che fa piccole quantità di NFT di artisti emergenti. Ha una community su Discord molto attiva.
Ne ho parlato quiPiattaforma non solo musicale aperta a tutti per NFT 1/1
Ne ho parlato qui.