Ciao a tutti!
mi tocca scusarmi per il momento di silenzio della newsletter; purtroppo per via di complicazioni famigliari (fortunatamente risolte) non ho potuto dedicare il tempo che avrei voluto a scrivere qui e a finire il podcast.
Ora è tutto superato e il bello che ho tantissime cose di cui parlarvi. Partiamo dal titolo: clickbait? No no, fino a l’altra sera era online il sito HitPiece che aveva messo in vendita praticamente tutto il catalogo di Spotify (anche roba di Bandcamp) in NFT.
Per fortuna, per una volta, ho avuto la prontezza di screenshottare dal sito prima che fosse messo offline, dopo che la notizia è circolata su Twitter e molti artisti hanno minacciato le vie legali.
Alcuni brani di un artista con cui lavoro venduti come NFT.
Cos’è successo esattamente?
Tale Rory Felton ed il suo team hanno deciso di caricare sul loro sito buona parte del catalogo musicale mondiale usando le API di Spotify (pare che uno dei loro DEV se lo sia lasciato scappare in un DM) e abbia messo all’asta ogni singola canzone. In realtà, un attenuante sui generis, l’asta avveniva solo se l’artista aveva preso possesso del proprio profilo su HitPiece, quindi tranquilli nessuno ha venduto NFT alle vostre spalle, però è quasi certo che abbiano raccolto fondi di investitori sfruttando il nome degli artisti che erano sulla piattaforma. Si parla di 5 milioni di dollari.
Vi basti cliccare sul link qui sopra per capire il sentimento di alcuni artisti coinvolti; ovviamente incazzatissimi.
La news è circolata soprattutto fra etichette e artisti indie americani che si stanno tenendo a distanza dal mondo crypto e NFT, perché percepita solo come una fiera capitalistica dell’arricchimento senza un vero scopo.
Ho letto vari tweet preoccupati da parte di persone che credono molto nel web3 come me e che temono che questa cosa allontanerà ancora di più da questo mondo delle aree culturali importanti, che in realtà potrebbero giovare molto di questi nuovi meccanismi di creazione di community e di collaborazione. Il buon Jonathan Mann ci ha scritto pure una canzone.
Io non credo sinceramente sia così, perché è stata una piccola goccia in un mare molto grande: il sito è già offline e, a parte un po’ di sete di vendetta, ci dimenticheremo presto di questa storia, che rimarrà come monito per chiunque provi una strada simile.
Una disanima molto interessante per chi vuole approfondire.
Quello che deve fare il web3, probabilmente, è distaccarsi sempre di più dalla cultura dei crypto bros “wen moon”, che è respingente per tantissime persone e piano piano spiegare quali sono i vantaggi concreti della blockchain nella gestione dei dati e nella creazione di community.
E anche levarsi questa paranoia che inquina molto i discorsi: pochissime persone che capiscono bene la blockchain pensano che sia una tecnologia che possa sostituire le attuali piattaforme di streaming e l’attuale struttura dei pagamenti. Se succede, non sarà certo a breve termine, ci sono moltissimi ostacoli, tecnologici e legislativi.
Dobbiamo immaginare oltre.
( a questo proposito a breve uscirà su Water & Music la mia intervista - realizzata assieme Levy Downey - ai ragazzi di SongCamp, un esempio di blockchain e community davvero stimolante e positiva. Ovviamente le parti salienti ve le riporterò qui)
I tanti punti di domanda su Opulous.
Altra storia triste, Opulous.
Qui ne avevo addirittura parlato come opportunità di investimento e me ne pento. Ho decisamente imparato la lezione che, anche se il progetto sembra concreto e dietro ci sono persone rispettabili dell’industria musicale, rimaniamo comunque nel Far West. Esaltante, epico, ma tremendamente pericoloso.
Quello che sembrava il progetto più importante che coinvolgeva musica e web3, almeno per noi Europei visto che mi pare di capire che gli Americani avessero serissimi dubbi dall’inizio, sta continuando a subire contraccolpi importanti.
È notizia di questi giorni che il rapper Lil Yachty è andato per via legali per sfruttamento della sua immagine. Tempo fa Opulous aveva annunciato la vendita di NFT legati ad un suo progetto e ora Lil Yachty ha fatto sapere che, a parte una chiacchierata via Skype in cui ne ha parlato con il team di Opulous, non c’è stato un vero e proprio contratto fra le parti.
Qui la news completa e qui sotto la risposta di Opulous.
Questo vizio dei grandi annunci a cui non fa seguito nulla, non riescono proprio a levarselo: ovviamente è tutta una strategia che ha anche visto tanti casi di successo negli ultimi anni. Si chiama “fake it ‘till you make it”.
Fai grossi proclami, attrai investitori e a un certo punto sarai talmente grosso che avrai ottenuto il successo che speravi: se invece seguissi le regole probabilmente la burocrazia avrebbe la meglio (questa la teoria).
C’è anche chi fallisce miseramente facendo così: volete un esempio? Leggetevi questo libro.
Andiamo oltre, però, parliamo della struttura degli NFT frazionalizzati che, come dice giustamente Bas Grasmayer in questo articolo su Music X, al momento lascia tanti dubbi.
Qui ve lo riassumo, ma ovviamente vi consiglio di leggerlo.
Bas elenca quattro nodi principali:
Investire in NFT frazionalizzati può essere visto dagli organi di controllo come acquistare un “titolo”, per cui andrebbe registrato come tale. Ogni paese ha le sue leggi e il suo modo di tassare questo tipo di asset che rendono questo tipo di operazione molto complicata.
Le royalties finiranno per essere al di sotto delle aspettative. Chi lavora in discografia sa che se hai l’1% di un brano di successo, alla fine si tratta di poca roba.
Gli NFT, soprattutto i Fan Token aggiungo io, permettono già di investire nel successo di un artista. Se l’artista va bene le quotazioni salgono.
Allo stato dell’arte è impossibile decentralizzarli, perché dipendono necessariamente da un ente che prende i soldi dello streaming e li ridistribuisce sulla blockchain. Ma chi controlla l’ente?
Non è detto che in futuro questi problemi si risolvano, ma i dubbi al momento ci sono e sono validi.
Due parole su Kanye me le concedete?
Ci sta. Pensiero onestissimo di Kanye che se non se la sente di fare cose nel web3 per qualsiasi motivo e liberissimo di non farlo. Questo non vuol dire che non ci siano possibilità interessanti, ma magari al momento non ispirano Kanye.
L’unico errore che vedo qui è pensare che ci sia uno scollamento fra online e la realtà: nel bene o nel male sono tutte due realtà.
E infine…
Kilo Kish ha pubblicato degli NFT per sound.xyz, che si conferma un progetto che punta sulla qualità. Il nuovo singolo di Kilo è davvero fighissimo.
Il listone di HiFi & DeFi:
Qui un recap di tutte le realtà musicali di cui ho parlato nella newsletter (sono esclusi i progetti in fase di lancio)
Questo deve servivi come elenco per facilmente capire quali sono le piattaforme che possono in qualche modo aiutare il vostro progetto musicale, oggi.
Audius
piattaforma musicale tipo soundcloud con NFT, Fan Token e moneta interna $AUDIONe parlo qui, qui, qui, qui e qui.
Piattaforma con una linea editoriale che opera su ETH specializzata in vendita di NFT musicali 1/1.
Ne parlo qui
Un’etichetta tradizionale votata alla musica alternativa, guidata da una community che si incontra su Discord.
Una comunità su Discord che decide quali video posso essere venduti attraverso la sua piattaforma. Funziona su ETH. Ne ho parlato qui
Una comunità su Discord che finanzia progetti meritevoli secondo la comunità stessa.
la piattaforma musicale di vendita di NFT di Solana. Prezzi ottimi!
Ne ho parlato qui.Piattaforma non ancora pienamente online dedicata alla frazionalizzazione degli NFT.
Royal
Una piattaforma per la frazionalizzazione degli NFT che garantisce introiti dagli stream, fondato dal dj americano 3LAU.
Ne ho parlato qui, qui, qui, qui, qui e qui.Piattaforma con una linea editoriale che fa piccole quantità di NFT di artisti emergenti. Ha una community su Discord molto attiva.
Ne ho parlato qui e qui.Piattaforma non solo musicale aperta a tutti per NFT 1/1
Ne ho parlato qui.